Descrizione
La metafora dell'ago e del filo, '...derivata dal magistero sempre più attuale di Emily Dickinson', e quella molto più casereccia (ma non meno efficace) del lievito, rappresentano appieno l'idea di poesia messa in pratica con eleganza e passione da Giovanna Gentilini, nel movimento a volute ampie di questo libro. Anzi, il loro compenetrarsi nelle tappe decisive dell'esistenza, ora filiale ora amorosa, ora radicata nella 'casalinghitudine' ora invece proiettata con coraggio nella realtà esterna, dell'io narrante costituisce la novità stilistica non meno che tematica di una poesia che sa come rompere il bozzolo della registrazione di un mero diario di sentimenti, per assurgere ad un'ambizione e ad un intento di specie metafisica.
Così, il 'lievitare' di questo io sensibile, il suo tenersi insieme ricongiungendo gli sparsi elementi e le frantumate percezioni o emozioni o cognizioni cui lo induce e costringe il rapporto con gli altri, annette con grande profitto anche le sostanze degli elementi naturali e dei paesaggi, gli agenti meteorologici e i cromatismi di una realtà in perenne trasformazione, le esperienze dislocate nel tempo come quelle che cercano di orientarsi in spazi spesso intricati, onirici, mai euclidei.
Neanche l'io, naturalmente, è mai etereo o astratto, ma è un io radicalmente corporale che danza e interagisce, soffre ed è motore di un'energia straordinaria che si propaga al mondo attorno, mai lasciandolo intatto, piuttosto modificandolo nel profondo con una serie di atti d'amore che permettono la compenetrazione dell'ideale e del carnale, del lirico e del prosaico. E il testo si fa particolarmente acceso e originale, quando più liberamente lascia riecheggiare al suo interno la memoria viva del Cantico dei Cantici.
Basta risillabare - per rendersene conto - un esempio simile, davvero pregnante: 'tu puoi/ aver leccato il miele/ dal favo/ bevuto il latte/ dal cocco/ succhiato il nettare/ dal fiore di magnolia/ ma se non hai sfiorato/ con un bacio/ le labbra dell'amato/ il dolce non conosci'. (Alberto Bertoni))
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