Descrizione
E' raccolta poetica, in cui la vita con le sue connotazioni affettive ed emotive, con la sua energia e la sua struggenza è divenuta lingua, parola, che batte il suo grido, gesto esemplare di un ritorno a sé mediante il ritorno alla madre, all'essenza, a Dio.
La silloge nel suo insieme è un coerente microcosmo, carico di realtà e attraversato da una storia interiore, a cui introduce il respiro orizzontale, che sfiora carne, carne di donna, e dio, termini di un'unica polarità: quella di un infinito in-carnato, di una co-azione a ripetere, di un continuo sciogliere e riannodare amore. Un infinito di origine femminile, libero e creativo, non può che porsi nelle forme dell'abbraccio, dell'accoglienza, sì, ma anche dello sconfinamento dalle ristrettezze dell'esistente. E Milena Nicolini trasferisce tutto ciò graficamente sulla pagina con la parentesi tonda aperta e riaperta più volte, non potendosi mai chiudere, in quanto concavità che cattura ogni risonanza di luce, ogni nuova possibilità di vita. Corpo e anima di matermateria sacra in quell'esclusivo darmi essere/ senza niente in cambio, in quel suo continuare a darsi madre; ospitano ogni arrivo, ogni crescita, ogni caduta, ogni resurrezione e dischiudono il finito all'infinito, nutrendo la vita del mondo.
Nella levità e scorrevolezza dei versi - tanto belli in alcuni punti da essere spiazzanti - l'esperienza del divino viene accolta come misura avuta dalla madre, che trapassa e sfora abissi e cieli, come volontà di vita e di felicità, come potenza d'amore, che è più vera là dove è più viva. (Merys Rizzo)
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